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Sequenziamento corretto dei diversi schemi di trattamento

“Egregio Dott. Buccheri,

sono Alessandro Buonomo e desideravo chiedere un suo parere in merito a mia madre di 67 anni affetta da adenocarcinoma polmonare diagnosticato ad agosto 2014 risultata positiva alla mutazione EGFR e pertanto trattata fino a novembre 2015 con Tarceva.


Al fallimento del Tarceva sono stati effettuati 4 cicli di cisplatino + alimta, seguito da 7 cicli di solo alimta (ultimo 9 agosto 2016). Adesso, a seguito della Pet che ha decretato il fallimento dell’ultima chemioterapia (Alimta) stiamo effettuando una biopsia per valutare la presenza di mutazioni (T790M, ALK, Ros1, eventuali altre se possibile dal tessuto prelevato) per eventualmente abbinare il farmaco target abbinato alla mutazione.

Vengo alla domanda: nella eventualità non dovessimo trovare “mutazioni favorevoli” da quanto ci è stato detto abbiamo due strade; la prima fare chemioterapia con docetaxel; la seconda fare terapia con immunooncologico (Nivolumab, Pembrolizumab, Atezolizumab, altro). I dati attuali della comunità scientifica parlano di vantaggio di Nivolumab, Pembrolizumab, Atezolizumab confrontati con Docetaxel ma in merito alla sequenza ottimale da utilizzare cosa si evidenzia? La domanda è quindi: se facciamo prima docetaxel dopo possiamo fare un immunooncologico? Se facciamo prima immunooncologico dopo possiamo fare docetaxel? Cosa è meglio fare?

La ringrazio per la disponibilità e la sua dedizione a queste importanti problematiche, Resto a disposizione per chiarimenti.

Alessandro Buonomo”

Questione semplice e originale la tua, cui onestamente non avevo mai pensato, ma che ha un suo fondamento. In effetti, la “filosofia” mia (come quella di molti medici e sperimentatori) è quella dare subito il meglio, poi si vedrà…. Tuttavia, in una situazione di cronicizzazione, quale sta diventando la condizione del cancro polmonare metastatico, il sequenziamento corretto dei farmaci potenzialmente attivi ha la sua importanza e va preso in seria considerazione.

Ma tornando alla tua domanda, posso dirti che la potenziale efficacia del Docetaxel (potenziale perché si basa su considerazioni statistiche, non su analisi di campioni del tumore…) non dovrebbe essere in alcun modo inficiata da un pregresso trattamento immunoterapico. Per converso, la chemioterapia ha certamente un effetto immunosoppressivo e se, molto prolungata, potrebbe invece inficiare la risposta a un farmaco che agisce in maniera opposta, stimolando cioè il sistema immunitario. Io consiglierei Nivolumab, anche perché usar prima il farmaco più efficace rimane sempre la miglior cosa da farsi.

Spero di esserti stato di aiuto.

Cordialmente,
Gianfranco Buccheri

Il direttore Medico di ALCASE

Il Dr. Buccheri e la skyline di Hong Kong (2010 GLCC meeting)


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