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Testimonianza del Sig. Dolza Alessandro

« Quando un infortunio è una fortuna »

Nel mese di novembre del 1998 caddi e mi fratturai due costole. Solo più tardi scoprii che quella che io credevo fosse una sventura, si rivelò la mia “ancora di salvezza”. Dopo quella caduta cominciai a non sentirmi bene, ero sempre stanco ed avevo una forte tosse. Nel Marzo del 1999, il medico di famiglia mi prescrisse delle radiografie al torace che destarono il suo sospetto. Per sicurezza, me le fece rifare, ma le radiografie mostravano sempre una massa scura su uno dei miei polmoni. Andai all’Ospedale Carle per una visita pneumologica dove mi ricoverarono per una settimana e mi sottoposero ad esami più approfonditi (scintigrafia ossea, broncoscopia ecc.). Dopo gli accertamenti, mi comunicarono che avevo un tumore al polmone. La mia reazione alla notizia della malattia fu di assoluto stupore, perché io stavo bene, non avvertivo alcun dolore. I medici decisero di operarmi.
Il mio medico di famiglia, però, mi consigliò di ricoverarmi all’Ospedale di Genova dove lavorava un suo amico medico molto bravo. E fu così che il 9 Giugno 1999 mi tolsero il pezzo di polmone malato.

Cominciai a fumare da ragazzo, ma smisi due anni prima di scoprire la malattia.

La mia vita, alla scoperta del male, non cambiò molto; continuai sempre a lavorare e a svolgere le attività cui ero abituato. Ero abbastanza ottimista e tranquillo, anche se a volte, lo sconforto e la preoccupazione prendevano il sopravvento. Familiari ed amici mi sono stati sempre vicino dandomi un forte sostegno morale.

Dopo la malattia la mia vita cambiò in modo abbastanza radicale. Ora non lavoro quasi più, mi dedico a mansioni più leggere, mi devo riguardare e non affaticare. Per fortuna c’è la mia famiglia a portare avanti l’azienda agricola. Quello che più mi ha colpito nel periodo della malattia, è stata la disponibilità e la professionalità dei medici e degli infermieri che mi hanno curato, dai medici di Genova che mi hanno operato, al mio medico di famiglia, ai medici del DH Pneumoncologico cui mi reco periodicamente per le visite di controllo.

Il consiglio che vorrei dare è che bisogna smettere di fumare, o non cominciare neanche. E se viene diagnosticato un tumore, non bisogna avere paura di affidarsi alle mani dei medici, bisogna essere fiduciosi e, se necessario, farsi operare senza temere. Personalmente posso dire di essere stato molto fortunato, perché se non mi fossi fratturato le costole, forse ora non sarei qui a raccontare quest’esperienza. La mia malattia è stata scoperta in tempo e così mi sono salvato. Vorrei ancora dire che non bisogna sottovalutare i sintomi che a volte ci sembrano di poca importanza (come un po’ di tosse), perché possono essere i rivelatori di qualcosa che non và.

Commento del Dr. Gianfranco Buccheri

Nulla di veramente eccezionale nella storia del Sig. DM. Un paziente con carcinoma squamoso del polmone in stadio inziale (si trattava di un T1N1 patologico) ha, di solito, buone possibilità di sopravvivere alla diagnosi più 5 anni e discrete probabilità di guarire definitivamente… Ma la testimonianza del sig. DM è importante perché egli mette l’accento su una questione di grande importanza: la possibilità di guarire è tanto maggiore, quanto più precoce è la diagnosi. E perché la diagnosi sia precoce davvero è necessario, come dice giustamente il sig. DM, fare attenzione a quei sintomi “che a volte ci sembrano di poca importanza (come un po’ di tosse)”.

Alcuni sintomi sono abbastanza precoci e possono permettere di individuare un tumore ancora in una fase iniziale del suo sviluppo. Fra questi, vi è certamente la tosse che non passa dopo due/tre settimane o, se si è fumatore, la tosse che diventa più frequente, cambia di tono ed intensità, si associa a maggiore produzione di espettorato. Se poi il catarro è striato di sangue, oppure il quadro clinico è quello delle “bronchiti” persistenti o ricorrenti allora diventa davvero.. “obbligatorio” rivolgersi subito al proprio medico.