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Quale terapia adiuvante post-chirurgica?…

Buona sera Dott. Buccheri,
Mi chiamo Giuseppe e scrivo per mia madre. Le faccio una breve sintesi della situazione di mia madre , 67 anni fumatrice; è stata operata il 12 dicembre 2014, lobectomia polmonare dx per un nodulo di circa 2cm (alla pet risultava captante solo questo nodulo). Diagnosi adenocarcinoma , N2, quindi stadio 3.
Ha terminato il 21 aprile i 4 cicli di chemio previsti (cisplatino + vinorelbina iniziata a 58 giorni dall’ intervento), ha fatto due settimane fa la tac di centratura; da quanto ho capito non dovrebbe iniziare la radioterapia prima dell’ 8 giugno. Non è troppo il lasso di tempo tra chemio e radio? Se così fosse questo potrebbe esporre mia madre a maggiori rischi ?
So che è una domanda abbasta banale , ma pur leggendo molto non sono riuscito a trovare alcuna risposta al mio quesito.
La ringrazio per la risposta che vorrà darmi.
Giuseppe.


Caro Giuseppe,

vuoi sapere davvero la verità?…  Nel campo della terapia adiuvante (e neo-adiuvante) entriamo in un’area di opinabilità.  Infatti:

  • Moltissimi studi clinici e loro metanalisi hanno dimostrato, senza ombra di dubbio ormai, che la chemioterapia post-intervento chirurgico (cosidetta adiuvante) aumenta le probabilità di sopravvivenza rispetto alla semplice osservazione (cioè rspetto alla scelta di non effettuare alcuna terapia dopo un intervento chirurgico apparentemente radicale);
  • Molti studi e metanalisi hanno dimostrato che la chemioterapia pre-intervento (neo-adiuvante) conferisce anch’essa un beneficio di sopravvivenza (oltre ad estendere l’operabilità);
  • Pochi studi hanno dimostrato un uguale beneficio di sopravvivenza derivante dall’associazione di chemioterapia e radioterapia effettuata dopo intervento chirurgico.

Quello che manca è il confronto diretto fra le suddette 3 modalità di terapia peri-chirurgica, per cui ogni opinione è valida.  Io, ad esempio, consiglio solo la chemiotarapia adiuvante post-chirurgica (perchè tale modalità terapeutica ha maggiore supporto scientifico).  E’ evidente -date le condizioni cui accennavo- che è ancora più difficile stabilire come va fatta l’associazione chemio-tadioterapica: concomitante?… chemioterapia prima?… chemioterapia dopo?… O addirittura la durata degli intervalli fra chemio e radioterapia!

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri


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One Response to “Quale terapia adiuvante post-chirurgica?…”

  1. Ci scrive ancora Giuseppe:

    “Gentile Dott. Buccheri,
    La ringrazio per la sollecitudine nel rispondermi.
    Purtroppo l’opinabilità di certe cose e la discrepanza di opinioni in questa materia sono cose che conosco bene avendo già perso diversi anni fa mio padre per la stessa identica malattia; per lui, inoperabile, non c’erano speranze fin dall’ inizio , ma mia madre è ancora teoricamente (so che le possibilità sono basse) guaribile, e questo per me significa già tantissimo. Per questo le pongo un’ ultima domanda sperando che possa ancora rispondermi; sarebbe utile già in concomitanza della radioterapia (che comunque ormai avevamo già messo in programma di fare) cominciare a fare gli esami per la traslocazione dell’ alk , mutazione efgr, positività al pdl-1,o altri test che non conosco? Avrebbe senso già da ora fare queste valutazioni ed eventualmente percorrere da subito altre terapie, concomitanti o alternative? Come avrà inteso ho l’ angoscia di sbagliare percorso terapeutico e di perdere prezioso tempo, quindi accoglierei di buon grado qualunque consiglio possa darmi.
    Grazie mille.
    Giuseppe.”

    Il Dr. Buccheri risponde:
    “Si. Ha senso farlo e io lo consiglierei. Naturalmente quelle valutazioni genetiche vanno fatte sul pezzo operatorio e farle è sempre possibile. Ma, dato che esiste un possibilità non trascurabile di recidiva, averle già fatte e averle già messe nel cassetto risparmierebbe tempo, una volta che disgraziamente la recidiva si dovesse davvero appalesare. Normalmente in Italia viene fatta soltanto la determinazione ALK ed EGFR; ma la determinazione COMPLETA di tutte le alterazioni genetiche potenzialmente curabili è possibile -privatamente- ad un costo che oscilla fra i 3.000 e i 4.000 €, rivolgendosi a: CARIS Life science: https://www.alcase.it/2014/01/caris/“”