Le linee guida valgono anche per un ultraottantenne?…
Egregio Dott. Buccheri,
abuso per l’ultima volta del suo tempo per un concludere una discussione già iniziata in un thread presente nel sezione “IL MIO CASO” ma non direttamente collegata. Lo faccio anche perché ritengo sia un argomento d’estremo interesse generale. Lei mi aveva messo a conoscenza del riarrangiamento ALK come test genetico da effettuare al momento della diagnosi secondo le indicazioni delle linee guida internazionali. Mio padre (84enne mai fumatore, adenocarcinoma IV stadio) aveva eseguito mutazione EGFR e KRAS (negative) e solo dopo numerose insistenze l’oncologo che lo segue ha accettato d’eseguire l’ALK. Nel frattempo era stata programmata l’inizio della chemioterapia (vinorelbina). Siamo in attesa del risultato del test però l’oncologo afferma che anche fosse positivo non prescriverebbe alcun farmaco inibitore in prima linea (Crizotinib e tanto meno Ceritinib) ma eventualmente solo in seconda, contrariamente quindi a quanto da lei affermato sulla base delle linee guida internazionali che ne prevedono l’utilizzo anche in prima linea. Mi può confermare la sua tesi? In caso affermativo mi può suggerire i comportamenti da attuare? Siccome l’oncologo non aveva alcuna conoscenza del Ceritinib (farmaco che sembrerebbe più efficace rispetto al Crizotinib) mi può conformare la sua approvazione ed il suo uso comune nella terapia oncologica?
Se le domande sono troppo si senta libero di rispondere a quelle che ritiene di maggior interesse generale.
Autorizzo fin da ora la pubblicazione della presente e-mail.
Migliori saluti.
Flavio Franzaroli
Caro amico,
a dirti tutta, ma proprio tutta la verità, la mia sensazione è che il tuo oncologo non voglia considerare il trattamento mirato (in caso di riarrangiamento ALK) per una questione puramente… anagrafica. Qualcuno pensa, infatti, ma non lo ammetterà mai, che a una certa età le terapie più costose non siano più giustificate (tanto… la speranza di vita è comunque breve!).
Ovviamente noi non siamo d’accordo e tu certamente non lo sarai: quindi fai valere la tua voce presso lo sportello per i rapporti con il pubblico dell’ASL o l’Azienda Ospedaliera presso cui è in cura il tuo papà, e, se ciò non dovesse bastare, rivolgiti alla sezione locale del tribunale dei diritti del malato (http://www.cittadinanzattiva.it/corporate/salute/1843-tribunale-per-i-diritti-del-malato.html).
Devo avvertirti, però, che rimane comunque improbabile che la questione si ponga, in quanto la positività al test ALK è piuttosto bassa essendo presente in meno di un malato con adenocarcinoma del polmone su 10.
Anche per quanto riguarda la tua seconda questione, e cioè la superiorità del Ceritinib sul Crizotinib, ti posso confermare, pur in assenza di studi formali di confronto, che essa è molto probabile, soprattutto sulla base dei risultati di un importante lavoro scientifico di cui parlo diffusamente nell’ articolo: https://www.alcase.it/2014/05/ceritinib-crizotinib/. A quanto mi risulta, tuttavia, il Ceritinib NON è stato ancora approvato per l’uso umano dall’EMA (che regola il farmaco in tutta Europa, Italia compresa), ma solo dall’americana FDA. Pertanto, dovesse esser positivo il test ALK, il Crizotinib (Xalkori ®) sarebbe, a mio parere, la prima terapia da farsi.
Cordialmente,
Gianfranco Buccheri
Tivantinib in terapia di seconda linea
Egregio Dott. Buccheri,
ha tutta la mia ammirazione per aver svelato quello che nessuno avrà mai il coraggio di ammettere. Neanch’io mi sono azzardato a manifestare la stessa convinzione per timore di scatenare le ire di qualche oncologo. Purtroppo la triste verità è proprio questa: un’ultraottantenne con una risibile aspettativa di vita, che ha versato nel corso degli anni fior di quattrini al SSN, non può goderne dei benefici proprio nel momento di maggior necessità per un mero calcolo di convenienza economica. Prova ne è lo sviluppo successivo della mia vicenda. Dopo aver scatenato tuoni e fulmini in tutte le sedi, compresa la direzione sanitaria, all’improvviso mi viene proposto un escamotage: esiste una sorta di “prima linea e mezzo” in cui un farmaco che non potrebbe essere usato – in questo caso Crizotinib poichè previsto solo in pazienti pretrattati – viene reso comunque disponibile “comprovando” il fallimento immediato della terapia di prima linea. Forse, se lei vuole, potrà spiegare meglio questo strano meccanismo di cui sono sicuro può beneficiare qualsiasi paziente in giovane età, ma che viene tenuto celato ad anziani su cui non conviene più investire. In tempi di spending review non è possibile rischiare di dover somministrare una terapia il cui costo può arrivare a 5.000/6000 euro al mese. Questi episodi non fanno altro che rafforzare le teorie complottiste che vedono i medici al soldo delle case farmaceutiche, causano il crollo del rapporto di fiducia e conseguentemente fanno virare i malati verso terapie alternative di discutibile efficacia.
Il test ALK per mio padre è risultato negativo ma spero che le informazioni pubblicate in questo post possano servire a qualcuno per far guadagnare mesi di vita ad un proprio caro; certamente lo dovranno a lei.
Grazie ancora, sentitamente.
Flavio