Dopo l’operazione, fare o non fare chemioterapia?
espongo qui di seguito brevemente il mio caso.
Mio padre, 65 anni, è stato operato il 19/12/2012 di tumore al polmone con asportazione di una porzione del lobo superiore sinistro e dei linfonodi interessati. L’esame istologico ha evidenziato che si trattava di un adenocarcinoma moderatamente differenziato t2 n0 m0 infiltrante la pleura (???) senza interessamento dei linfonodi. Il chirurgo che l’ha operato non ha ritenuto necessario effettuare ulteriori trattamenti (chemioterapia) prescrivendo solamente una visita di controllo a 4 mesi.
In seguito, sia per nostri dubbi che per indirizzamento da parte del medico curante, ci siamo rivolti ad uno specialista oncologo, che valutando la situazione ha ritenuto necessario una terapia chemioterapica di 4 cicli.
Ora mi chiedo, il chirurgo ha sbagliato a non indirizzarci subito verso una visita specialistica oncologica o è l’oncologo da noi interpellato a prescrivere una terapia superflua, o magari dannosa?
Spero che l’esposizione del caso sia esaustiva e completa, utile a formulare un parere che possa chiarire i miei dubbi e quelli di chi si possa trovare nella mia stessa situazione.
In attesa di una vostra risposta, mi congratulo con voi per il servizio che svolgete, e vi porgo i miei più distinti saluti e ringraziamenti.
Eustachio.
Gentile, sig. Eustachio, la ringrazio per il suo quesito che mi permette di approfondire una questione importante: la cosidetta “chemioterapia adjuvante” del cancro al polmone (cioè la chemioterapia fatta, dopo l’intervento chirurgico radicale di asportazione del tumore, con l’idea di prevenire la comparsa successiva di metastasi a distanza e/o recidive locali).
Fino a pochi anni fa, la chemioterapia adjuvante era una materia assai controversa e la prassi comune era piuttosto quella di far nulla, nei primi stadi di malattia operati radicalmente (I e II), e consigliare la radioterapia per gli stadi più avanzati.
Oggi le cose sono cambiate, per via della recente pubblicazione di importanti studi randomizzati e di rigorose meta-analisi discusse sui PDQ del NCI di cui le dò il link: “http://www.cancer.gov/cancertopics/pdq/treatment/non-small-cell-lung/healthprofessional/Page8#Section_484268” (il testo è in inglese-americano e molto tecnico, per la verità).
La conclusione, che perfettamente calza al caso di suo papà (correttamente classificato come T2 perché infiltrava la pleura viscerale…), è la seguente:
[…] patients with completely resected stage II lung cancer may benefit from postoperative cisplatin-based chemotherapy.[15][Level of evidence: 1iiA] Ovvero: “i pazienti con cancro del polmone in stadio II completamente resecato possono beneficiarsi di una chemioterapia post-intervento a base di cisplatino.”
Questo possibile beneficio della chemioterapia è anche quantificato nella principale meta-analisi -cui i PDQ fanno riferimento- come segue:
[…] overall HR of death was 0.89 (95% CI, 0.82–0.96; P = .005), corresponding to a 5-year absolute benefit of 5.4% from chemotherapy. Ovvero in una riduzione del rischio di morte dopo 5 anni dall’intervento dell’11% (o se si vuole un beneficio assoluto del 5.4%).
Il consiglio del suo oncologo è corretto.
Cordialmente,
Egregio Dr. Buccheri,
la ringrazio per la sua risposta, molto chiara ed esaustiva, mi ha aiutato a togliermi i dubbi che avevo.
Le volevo di seguito esporre il programma terapeutico proposto dal nostro oncologo per capire se è quello di cui lei ha accennato nella risposta.
CVC di Groshong
4 cicli di CT ADIUVANTE CDDP NVB 1,8 ogni 21 gg
Distinti saluti.
Perfetto!