Buona qualità della vita e fiducia nelle cure: questo il segreto per combattere efficacemente il cancro ai polmoni
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NUOVI DATI CONFERMANO I RISULTATI DI ALCUNI NOSTRI LAVORI…
Borgo San Dalmazzo, 26-12-11
Qualche anno fa, nel descrivere l’attività di ALCARE (il nostro gruppo di studio), ponevamo in evidenza -fra le altre aree di interesse- i nostri studi di qualità di vita (https://www.alcase.it/alcare/attivita-scientifica/). Con le parole che seguono:
“…… 4. Studi di qualità di vita. Una prima valutazione dello stato psicologico di pazienti randomizzati a ricevere o meno un trattamento chemioterapico di mantenimento risale alla fine degli anni ’80 (20). Successivamente, incuriositi dalla relatività delle valutazioni psicologiche, abbiamo confrontato il giudizio di medici, pazienti, e dei loro familiari relativamente a tre questioni fondamentali per quel che riguarda la qualità di vita (e cioè la tolleranza alla terapia in atto, il benessere fisico, e quello psicologico) (25). Più recentemente, abbiamo dimostrato che diverse dimensioni della qualità di vita, e soprattutto il tono dell’umore (Buccheri G. Depressive reactions to lung cancer are common and often followed by a poor outcome. Eur. Resp. J. 1998; 11:173-178), possiedono un significato prognostico indipendente (Buccheri GF, Ferrigno D, Tamburini M, Brunelli C. The patient’s perception of his own quality of life might have an adjunctive prognostic significance in lung cancer. Lung Cancer 1995;12:45-58.). Attualmente, stiamo tentando di comprendere come la qualità di vita si correli con la risposta obiettiva e se, in qualche modo, la condizioni. Inoltre, sarà presto avviato uno studio di confronto fra vari strumenti di rilevazione della qualità di vita, con particolare riferimento alla prognosi…..”
Quei lavori erano davvero interessanti, e da un punto di vista teorico e da una visuale più schiettamente pratica, perché dimostravano –coi numeri– ciò che molte persone e noi stessi pensavamo potesse esser vero. E cioè che la qualità di vita in generale, ma anche -e soprattutto- il credere di poter sconfiggere la propria malattia o almeno di poterla tenere sotto controllo, è essenziale per una buona risposta alla terapia e la conseguentemente guarigione…. Questi nostri risultati furono poi ripresi da diversi autori e ricercatori e per lo più confermati nella loro veridicità.
Ora, all’evidenza scientifica cui si è appena fatto cenno, si aggiunge quella di una nuova, ampia e ben condotta sperimentazione americana. Il report completo di quella sperimentazione è disponibile on-line e chiunque può visionarlo, valutarlo e formarsi la propria opinione indipendente (vai alla pagina). O se preferisce, può leggere il riassunto (abastract) dello studio, che qui riportiamo con la nostra traduzione in italiano, e alcuni brevi commenti in calce:
In conclusione, si tratta di un’autorevole conferma a quanto dai noi precedentemente dimostrato, i cui pregi (notevoli) e difetti (poco rilevanti) possono, a nostro parere, essere così riassunti:
- Davvero ampia casistica, che non può lasciare dubbi sulla effettiva significatività statistica dichiarata. Va precisato, però, che la casistica è un pò disomogenea includendo due gruppi di pazienti piuttosto diversi fra loro (e cioè, pazienti trattati e pazienti ancora vergini da trattamento);
- Uso di uno strumento di misurazione della qualità di vita ben validato e riconosciuto internazionalmente come uno dei migliori disponibili, il EORTC-QLQ-C30, oltre a un metodo di analisi statistica standard ed affidabile;
- Non sufficientemente esaustiva conoscenza della letteratura medica sull’argomento, come già sottolineato, per cui appare non ottimale la contestualizzazione dei risultati.
Infine, consentiteci la manifestazione di quel sentimento di auto-compiacimento, che tutti provano quando -a buon diritto- possono dire:
L’AVEVAMO DETTO!………………
Gianfranco Buccheri