Una nuova (parziale) conferma per l’Avastin ® (Bevacizumab)
Ci siamo già occupati del Bevacizumab (nome commerciale: Avastin ®, ROCHE spa) nell’area di discussione nuovi farmaci mirati, in quatrro differenti articoli (art. del 10-2-2006; art. del 14-12-2006, ; art. del 9-2-2009; art. 8-4-2011).
Ricordiamo che l’ Avastin è un anticorpo monoclonale che agisce contro il fattore di crescita vasculo-endoteliale (VEGF), impedendo la crescita di nuovi vasi arteriosi all’interno del tumore. Ciò ostacola l’ossigenazione e, di conseguenza, la vita e lo sviluppo delle cellule neoplastiche. Il farmaco ha già dimostrato di possedere significativi effetti terapeutici in diversi tipi di cancro. Nel cancro del polmone, il più importante studio multicentrico randomizzato di fase III è stato pubblicato il 14 dicembre 2006 dall’Eastern Cooperative Oncology Group (ECOG), nella autorevolissima rivista di medicina: “The New England Journal of Medicine” (volume 355: pagine: 2542-2550).
Successivamente, si sono accumulate molte altre prove sull’efficacia terapeutica dell’Avastin nella terapia del cancro al polmone non a piccole cellule. Tanto che è ormai entrato nelle pratica medica ed è stato inserito, dal 2009, nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del nostro Servizio sanitario nazionale.
Ora vogliamo segnalare un nuovo studio, proveniente da San Paolo del Basile e in particolare dal gruppo di ricerca capitanato dal prof. T. E. Botrel (Lung Cancer 2011). Si tratta di uno studio di metanalisi (cioè di un particolare tipo di studio che cumula, mediante una rigorosa analisi statistica, tutta l’evidenza clinica disponibile in materia).
Questi i metodi dello studio.
E’ stata effettuata una ricerca su diversi database, fra cui MEDLINE, EMBASE, LILACS, e CENTRAL, guardando ai principali parametri di valutazione inclusa la sopravvivenza totale (OS) e la sopravvivenza libera da una eventuale ricaduta della malattia (PFS). La metanalisi è stata condotta utilizzando un “fixed effects model” e un ulteriore “random effects model”, esprimendo i risultati in termini di “hazard ratio (HR)” o “risk ratio (RR)”, con relativi intervalli di confidenza al 95% (CI95%) [Nota: quanto più basso è il valore di HR o RR, tanto maggiore è il beneficio osservato]. La dose di Avastin considerata è stata di 7.5mg/kg e 15mg/kg. Furono inclusi nella metanalisi 4 sperimentazioni cliniche, per un totale di 2200 pazienti.
Questi i risultati.
- La percentuale di risposta obiettiva al trattamento [cioè dei casi di regressione significativa del tumore] era maggiore nel gruppo di pazienti che riceveva l’Avastin in associazione alla chemioterapia standard rispetto al gruppo di controllo, trattato con sola chemioterapia. La differenza era altamente significativa, sia per la dose 7.5mg/kg (RR=0.58; CI95%=0.46-0.74; p<0.00001), sia per quella di15 mg/kg (RR=0.53; CI95%=0.45-0.63; p<0.00001).
- La durata dell’intervallo libero da ripresa di malattia (PFS) era anch’esso più lungo nei pazienti trattati con chemioterpia più Avastin, sia alla dose di 7.5mg (HR=0.78, CI95%=0.68-0.90; p=0.0005) che a quella di 15mg/kg (HR=0.72, CI95%=0.65-0.80; p<0.00001). Questi risultati in favore del trattamento che includeva l’Avastin rimanevano tali anche utilizzando il “random-effects model”.
- Anche la sopravvivenza globale era più lunga nei pazienti che ricevevano il trattamento combinato con Avastin alla dose di 15mg/kg, ma con modesta significatività statistica (HR=0.89, CI95%=0.80-1.00; p=0.04). Ma ciò non era confermata dal “random-effects model” (HR=0.90, CI95%=0.76-1.07; p=0.23).
In conclusione, gli autori dello studio non sono riusciti a confermare il dato più importante, peraltro già dato per scontato, che l’aspettativa di vita complessiva dei pazienti con cancro del polmone non a piccole cellule inoperabile è prolungata dall’uso del Avastin ® in aggiunta alla chemioterapia standard …
Un dato che dovrebbe imporre prudenza nell’uso di certi toni trionfalistici da parte di medici e ricercatori, quando si parla di Bevacizumab e dei sui benefici.