Terapia del Tumore Carcinoide
Buonasera,
scrivo per avere delle indicazioni, se possibile, su questi quesiti che riguardano mia mamma affetta da carcinoide atipico del polmone (negativo ad octreoscan).
Dopo una stabilizzazione della malattia al polmone sx durata due anni (a seguito di intenso ciclo di radioterapia), purtroppo l’ultima pet ha evidenziato una ripresa della zona di attivita’ della malattia.
Visto il precedente ciclo di chemioterapia con Carboplatino che ha dato risultati nulli, ora la mamma viene sottoposta a cicli con Topotecan ( ed eventuali altri cicli con temodal).
Quale altro tipo di chemioterapia si puo’ mettere in atto? Mi hanno anche parlato di Everolimus, che viene usato per i tumori neuroendocrini…esistono poi altri farmaci, anche sperimentali?
Inoltre, vorrei avere notizie su queste altre metodiche, che mi dicono vengono associate a chemioterapia e radioterapia:
-ipertermia, praticata in alcuni ospedali: mi dicono che puo’ essere usata per il polmone con risultati positivi;
-medicina cellulare: mi prospettano un esame delle cellule tramite prelievo del sangue per evidenziare carenze e/o presenza di anomalie, da curare con dieta approppriata ed eventuali integratori.
Cosa pensate di queste due ultime metodiche? Le ritenete valide come metodiche di supporto alle terapie convenzionali?
Dove posso inoltre trovare degli specialisti che si occupano in particolar modo di questo tipo di tumore?
Confidando in una vostra risposta, mi complimento per il sito, davvero interessante ed utile.
Cordiali saluti,
Fulvia Faga
Santhia (vercelli)
Gentile signora,
riassumo le sue molteplici domande, riunendole in 3 quesiti fondamentali:
1. esiste una chemioterapia standard o sperimentale per i tumori carcinoidi del polmone?…
2. e se si, quale ha più probabilità di successo?…
3. ed, infine, possono essere utili ipertermia ed altri approcci “complementari” per il trattamento dei tumori carcinoidi?…
Alla prima domanda risponderei senz’altro di no se si parla di tumori carcinoidi che, per definizione, sono ancora ben differenziati e per conseguenza assai refrattari ad ogni approccio chemioterapico. La risposta potrebbe essere più articolata nel caso dei carcinomi neurondocrini, per i quali direi che non esiste una chemioterapia standard, ma è ragionevole effettuare alcuni tentativi di chemioterapia, anche con farmaci sperimentali. Bisogna ricordare infatti che i tumori neuroendocrini costituiscono una rara famiglia di neoplasie che spazia dagli adenomi di tipo carcinoide (con caratteristiche istologiche di benignità, o malignità limitata, e cliniche di moderata invasività locale) fino ai carcinomi neuroendocrini più anaplastici ed invasivi. Per maggiori informazioni si vada alla pagina http://www.alcare.it/Documenti/Corso_Medici/Tumori_Benigni.htm, dove gli adenomi neuroendocrini sono trattati nell’ambito degli altri tumori “a malignità limitata” del polmone.
Alla seconda domanda -che diventa quale chemioterapia sperimentale scegliere per i carcinomi neuroendocrini?..- risponderei che, proprio perché sperimentale e non codificata, qualunque terapia di questo tipo è per definizione… “un salto nel buio”. Non sarebbe sperimentale, infatti, se si sapesse già che essa è efficace e ben tollerata. Dunque, usare farmaci standard in una applicazione non convenzionale (come i suoi medici stanno facendo per il “carcinoide atipico” della mamma) o usare farmaci del tutto nuovi (e, pertanto, sottoposti a sperimentazione al fine di essere validati) ha lo stesso significato. E cioè quello di tentare, comunque, qualcosa, senza alcuna garanzia, a causa della totale assenza di vere alternative terapeutiche.
Infine, la terza questione: l’ipertermia e le altre terapie di supporto, al di fuori, ovviamente, della cura dei sintomi e delle complicazioni (per fare un esempio, l’uso degli antibiotici in caso di infezione polmonare sovrapposta al tumore è una corretta e doverosa terapia di supporto). Direi che anche in questo caso siamo nell’ambito delle terapie sperimentali (cioè non ancora dimostrate efficaci) e vale quanto detto in precedenza.