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Vandetanib aumenterebbe l’efficacia della chemioterapia

IL VANDETANIB ASSOCIATO ALLA CHEMIOTERAPIA NE AUMENTEREBBE L’EFFICACIA

Uno studio clinico internazionale suggerisce l’utilità di un nuovo farmaco sperimentale, il Vandetanib (ZACTIMA™, AstraZeneca) nel trattamento del tumore polmonare non a piccole cellule avanzato

Il Vandetanib (ZACTIMA™, ZD6474, AstraZeneca) è un nuovo farmaco orale, con monosomministrazione giornaliera, che inibisce l’angiogenesi tumorale e la proliferazione delle cellule neoplastiche di un’ampia gamma di tumori umani.  Il Vandetanib è un potente e selettivo inibitore delle tirosinchinasi associate al recettore del fattore di crescita angio-endoteliale (VEGFR), al recettore del fattore di crescita epidermoidale (EGFR)  e al RET (REarranged during Transfection).  Studi clinici di fase I hanno dimostrato che il Vandetanib è generalmente ben tollerato a dosaggi uguali o inferiori a 300 mg die.  La valutazione di fase II del Vandetanib, nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato, ha a sua volta mostrato miglioramenti della sopravvivenza libera da progressione di malattia, sia in monoterapia (versus Gefitinib, IRESSA®, AstraZeneca) che in combinazione con Taxotere (versus solo Taxotere).

I risultati di un importante studio internazionale sull’attività clinica del Vandenatib, associato o meno a chemioterapia, sono stati pubblicati sul numero del 20 ottobre del Journal Clinical Oncology.  Si trattava di uno studio di fase II “in singolo cieco”, randomizzato, controllato con placebo, e coordinato dal prof Heimach del Dana Faber Cancer Institute di Boston con il contributo di diversi centri di ricerca di tutto il mondo, incluso il nostro Istituto Europeo di Oncologia.  I pazienti, affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato, sono assegnati al trattamento con Vandetanib da solo (V), Vandetanib + Carboplatino + Paclitaxel (VCP) o Carboplatino e Paclitaxel da soli (CP), che è considerata la chemioterapia standard negli USA. Il principale risultato emerso è stato l’allungamento del tempo libero da progressione di malattia dopo VCP, che si avvicinava alla significatività statistica (Hazard Ratio: 0.76, p unidirezionale: 0.098). Il gruppo trattato con solo Vandetanib aveva invece una evoluzione clinica significativamente peggiore anche rispetto al gruppo CP.  La tossicità dei diversi gruppi di studio era accettabile e non sostanzialmente differente, anche per ciò che riguarda eventuali fenomeni collaterali al polmone e al sistema nervoso centrale (emorragie su localizzazioni metastatiche).

Gli autori dello studio concludono che l’aggiunta di Zactima™ allo schema chemioterapico da essi utilizzato conferisce un prolungamento del tempo libero da progressione di malattia (il che, per inciso, è esattamente ciò che essi si prefiguravano di dimostrare) senza alcun peggioramento della tossicità indotta.

Nonostante, l’autorevolezza del team di ricercatori impegnati in questo studio, noi riteniamo, tuttavia, che sia necessaria una certa prudenza nel valutare l’evidenza scientifica offerta (unica sperimentazione sull’argomento, piccolo campione di studio, non significatività statistica dei risultati) e che siano necessarie ulteriori prove prima di accettare come acquisito il dato (VCP meglio di CP) e di generalizzarlo rispetto a tutti i tipi di chemioterapia possibili.


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