Report dal congresso mondiale di Tokyo
Specialisti da tutto il mondo s’incontrano a Tokyo
per fare il punto sulla ricerca bio-medica riguardante il cancro del polmone.
Il Giappone ha recentemente ospitato il 9° Congresso Mondiale sul Tumore del Polmone (Tokyo 11-15 Settembre 2000), organizzato dalla International Association for Lung Cancer Study (IASLC). Per i non addetti ai lavori, la IASCL è la società scientifica internazionale cui aderiscono migliaia di specialisti di differente area geografica (dagli Stati Uniti a Taiwan, dalla Russia al Cile) e culturale (dalla Pneumologia alla Chirurgia Toracica, dall’Oncologia Medica alla Radioterapia, dall’Anatomia Patologica alla Biologia Oncologica…) e che si riconoscono per l’interesse specifico e prevalente per il Tumore del Polmone. Fra le sue numerose attività, la IASLC organizza ogni tre anni un proprio congresso, dove viene fatto il punto sullo stato della ricerca mondiale, limitatamente al cancro del polmone.
Il dr. Gianfranco Buccheri, in forza alla divisione di Pneumologia dell’Azienda Ospedaliera “S. Croce e Carle”, ha rappresentato la nostra città e la sua classe medica in questa importante assise (e non solo nella veste di delegato o di relatore, ma anche in qualità di componente del comitato scientifico internazionale che ha curato la stesura del programma scientifico del congresso). Chiediamo a lui una sintesi di quanto emerso.
Dice il Dr. Buccheri:
“Innanzitutto, vorrei sentitamente ringraziare l’amministrazione dell’Azienda per avermi consentito, anche finanziariamente, di partecipare al Congresso. Ne valeva la pena: oltre 6000 partecipanti, provenienti da 78 diverse nazioni, hanno presentato i risultati di 948 differenti sperimentazioni. A queste vanno aggiunte le dozzine di letture magistrali, presentate da esperti d’indubbio valore scientifico. Ben 422 studi hanno avuto, come interesse principale od esclusivo, la chemioterapia del tumore del polmone. Vi è un enorme interesse (anche economico) che muove questo settore: un eventuale successo sarebbe, infatti, un trionfo per la Medicina, ma anche un grande “business” per la multinazionale del farmaco che vi avesse creduto ed investito. Il fermento in atto è dimostrato dal fatto che i farmaci così detti nuovi (gemcitabina, taxolo, taxotere, vinorelbina, irinotecan, camptotecina, etc..) sono ormai considerati acquisiti, attivi sia nel microcitoma che nel non microcitoma, capaci di superare la barriera ematoencefalica e di sostituire farmaci classici, fino a pochi mesi fa considerati insostituibili, come il cisplatino. La chemioterapia con i nuovi farmaci è sempre più spesso utilizzata nella preparazione all’intervento chirurgico (chemioterapia cosiddetta neo-adjuvante) e molti trials stanno valutando se non sia il caso di somministrarla anche ai pazienti facilmente operabili (fra questi un importante studio italiano diretto da Bologna dal Prof. Crinò). Viene inoltre utilizzata sempre di più, e con l’impiego di farmaci diversi, la chemioterapia cosiddetta di seconda linea (cioè una seconda chemioterapia iniziata dopo l’eventuale fallimento di un primitivo trattamento chemioterapico). Nel frattempo, sono sperimentati clinicamente (cioè già su pazienti) altri farmaci citotossici, come l’Alimta, il Nedaplatin, l’Oxaliplatino, lo ZD0473, e l’amrubicina. Ma l’area più affascinante è senza dubbio quella dei chemioterapici “biologici” (cioè quelli che nascono dalla ricerca biologica degli ultimi 10 anni). Di solito, tali farmaci non hanno lo scopo di uccidere le cellule del tumore, ma di impedirle di moltiplicarsi indefinitamente e di migrare colonizzando il corpo. Vi sono oltre 50 molecole con attività bloccanti la “neoangiogenesi”, ed altrettante sostanze che bloccano i segnali di crescita, inducono la apoptosi (morte cellulare) o, in un modo o nell’altro, ingannano il tumore, interferendo col suo normale comportamento. A Tokyo sono stati presentati decine di sperimentazioni sull’uomo, condotte con farmaci che spesso non hanno ancora un nome, ma soltanto una sigla: Onyx-015, SCH66366, ISIS 5132, CP 358,774, PKC 412, Iressa, Tirazapamina, Herceptin Exisalind…. Debbo dire che non vi è mai stata un’epoca, come questa, in cui tanti farmaci, tutti apparentemente efficaci, si siano affacciati insieme all’uso clinico. Questa volta, davvero, la scoperta capace di rivoluzionare la prognosi di questo terribile tumore potrebbe essere a portata di mano!…”. “Cos’altro d’importante è emerso dal Congresso?”, chiediamo. “Per quanto riguarda gli altri argomenti, i più sentiti sono stati certamente quelli dello screening di massa (vedi articolo a parte) e della tecnica diagnostica nota col nome di PET, che appare più efficace della classica TAC (per inciso, la PET sarà presto disponibile anche a Cuneo, grazie alla lungimiranza dei nostri colleghi della Medicina Nucleare che hanno saputo convincere gli amministratori dell’Azienda ad investirvi non trascurabili risorse finanziarie). Molti altri aspetti tecnici, fra cui la chirurgia minimamente invasiva, il lavaggio pleurico intra-operatorio, e i sempre preponderanti argomenti di biologia tumorale sono stati efficacemente trattati e discussi durante i cinque giorni di congresso. A conclusione, vorrei sottolineare l’interessante esperienza inglese delle “Lung Cancer Unit”, che potrebbe essere un modello per la nostra realtà. In vari ospedali inglesi sono state costituite delle unità pluridisciplinari, coordinate dallo specialista di maggior competenza specifica – di solito un pneumologo-, le quali si sono dimostrate in grado di rispondere adeguatamente alla crescente domanda di appropriatezza e rapidità dell’intervento, posta dai nostri sempre più consapevoli pazienti”. “A proposito di pazienti,”chiediamo “vi è stata, anche in questa occasione, una partecipazione attiva dei pazienti e delle loro organizzazioni?”. “Si,” risponde il dr. Buccheri “ALCASE International, il nostro partner Americano, era presente a Tokyo con il direttore esecutivo, Nadine Jelsing, ed è stata una vera fortuna aver avuto l’opportunità di discutere personalmente le prossime iniziative comuni.”